Organi e organari nel Veneto
Un patrimonio organario sorprendente di grande tradizione
Alberto Sabatini. Organi e organari nel Veneto tra XVIII e XXI secolo. Uno studio frutto di tre lustri di intense ricerche, svolte direttamente “sul campo” e in sede archivistica, attingendo soprattutto all’ingente corpus documentario storico inedito, custodito presso l’archivio privato dell’autore, donato allo stesso dagli ultimi esponenti di quattro storiche ditte organarie padovane.
Costituisce una capillare e sistematica ricognizione dell’immenso patrimonio organario della Diocesi di Padova. Il lavoro qui presentato, che per comprensibili esigenze editoriali non ha la pretesa di essere esaustivo, vuole rappresentare una sorta di catalogo d’arte della Diocesi di Padova: una circoscrizione vescovile che, sin dal Barocco, è stata la culla dell’arte organaria veneta e terra d’origine di organari di vaglia.
Notargiacomo-Asdrubali. Dittico
Catalogo della mostra. Galleria d'Arte Marchetti
Notargiacomo-Asdrubali. Dittico. Catalogo della mostra: Galleria Marchetti, via Margutta 8, Roma. 27 aprile – 24 giugno 2023, a cura di Silvia Pegoraro.
Ferrariæ Decus n. 35
Edizione speciale con supplemento monografico
Ferrariae Decus 35 | + Supplemento monografico
In 2 volumi una esaustiva indagine sul complesso epigrafico degli Statuti del 1173.
Sette croste. Gianluca Fonsato
Un viaggio come metafora di dissolvenza
Sette Croste, l’oblio del pane è un libro-diario che racconta tre viaggi che avvengono in tre dimensioni diverse: il viaggio fisico di Maria narrato in sette poesie; il viaggio valoriale del pane dal passato al presente, rappresentato da quattordici foto a volte sublimi, altre inquietanti; e infine il viaggio alchemico di trasformazione dell’amido, che parte dal sole e arriva al pane, disegnato sette tavole ideate da Gianluca Fonsato. Tutti e tre questi viaggi si completano, ciascuno a loro modo, nell’oblio: l’oblio di Maria nella città sconosciuta e inconoscibile; l’oblio dei valori accantonati al venir meno della fame; l’oblio dell’amido, dentro al lievitato, isolato dai grassi e fuso agli zuccheri, che nutre menti sempre più efficienti e corpi sempre più pesanti.
Lucia Romanelli. Opere 1971-2021
Accenni di leggerezza e di forme
Lucia Romanelli. Opere 1971-2021. […] Si tratta spesso di esili immersioni spaziali, di accenni di forme convocate a dar vita a monumenti minimi in cui i materiali si librano in sorridenti ironie, in negazioni più che in affermazioni di volumetrie stereometriche. È una fase del lavoro dell’artista nella quale il rigore della ricerca si sposa alla dimensione ludica: la leggerezza di Melotti accostata ai trompe-l’œil di Munari. La solidità di uno zoccolo si sfrangia nella levità di un minuscolo vessillo dorato oppure si fa artiglio oppure asta o pennone o ala di carta. Ma cambiando il punto di vista ecco una merlatura, un graffito, una nuvola o un ricciolo. […]
Giandomenico Romanelli
Roma 50-60. Un’avventura fra immagine e materia
Due decadi di semi e di frutti
Catalogo della mostra. Galleria Marchetti, via Margutta 8, Roma. Dal 9 giugno – 28 luglio 2022, a cura di Silvia Pegoraro. Un percorso attraverso opere realizzate negli anni ’50 e ’60 da 25 artisti attivi a Roma in quei due intensissimi decenni della vita socio-culturale italiana, artisti di diverse generazioni, rappresentativi di diverse tendenze stilistiche e tipologie di lavoro: gli sviluppi della Scuola Romana (Giovanni Omiccioli, Carlo Quaglia, Antonietta Raphaël, Giovanni Stradone, Alberto Ziveri); gli sviluppi dell’astrattismo di Forma 1, e altre esperienze di ricerca sull’astrazione (Carla Accardi, Luigi Boille, Piero Dorazio, Gastone Novelli, Achille Perilli, Mimmo Rotella, Piero Sadun, Antonio Sanfilippo, Giulio Turcato); il realismo, tra espressionismo e impegno sociale (Ugo Attardi, Giovanni Checchi, Mino Maccari, Marcello Muccini, Renzo Vespignani); la versione romana della Pop Art (Franco Angeli, Mario Ceroli, Tano Festa, Renato Mambor, Mario Schifano, Cesare Tacchi).
Divine armonie. Il Rinascimento in Tobia Ravà
Segni esoterici e mistici fra chiostri, portici e chiese
Divine armonie. Il Rinascimento in Tobia Ravà. I livelli di lettura delle opere di Tobia Ravà sono più d’uno e certamente uno di questi è quello che si lega alla sapienza e alla cultura ebraica. Gli alberi delle sue opere che poggiano su numeri e lettere illustrano diversi concetti, come se fossero scritti su fogli di carta, dentro libri e volumi che sono divenuti forzieri delle conoscenze dell’uomo. Libri costruiti con quella corteccia di tronchi leggeri che appaiono simili a boschi di betulle in lontananza, alti quasi a toccare il cielo in uno slancio verso l’ignoto. Alberi che si aprono verso la Luce che si individua, quasi difficile ad emergere. Quei segni e quei numeri sono pietre dentro il quadro dove si conserva l’affabulazione, il narrare dell’essere umano sulla Terra che per continuare a creare ha bisogno di esistere. […] Da Arte come “auxilium”, testo in catalogo di Patrizia Lazzarin
Giulio Turcato. Colori mai visti
Il colore come innesco di creatività e conoscenza
Catalogo della mostra. Galleria Marchetti, via Margutta 8, Roma. Dal 15 aprile al 17 giugno 2021, a cura di Silvia Pegoraro.
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Il bagaglio leggero di un viaggiatore a caccia di arcobaleni. Un perfetto connubio di dati scientifici, psicologici e poetici caratterizza tutta l’opera di Turcato. La capacità di conciliare valori strutturali-cromatici e valori percettivi-emotivi del colore è al servizio della sua poetica di viaggiatore a caccia di arcobaleni: un’espressione che forse rende il senso di ricerca indefessa, di attenzione infinita, di acutissima tensione emotiva e di dedizione assoluta di un grande artista nei confronti di quell’entità assolutamente evidente, eppure irriducibilmente enigmatica che è il colore. […]
– Silvia Pegoraro, dal testo critico in catalogo
Il lato oscuro della crusca. Gianluca Fonsato
Il lato oscuro della crusca. Gianluca Fonsato. Pane, pizza in teglia, focaccia dolce, mantovana, pizza in pala alla romana, ciabatta, pizza a lievitazione naturale, pagnotta, focaccia oscura, pan biscotto, grissini, piadina. In Il lato oscuro della crusca Gianluca Fonsato ci aiuta ad apprezzare i prodotti della panificazione che conosciamo bene e che sono alla base della nostra alimentazione: spesso ignoriamo quanta storia, culture e saperi possano nascondere, sia pur attraverso la combinazione di elementi semplici: farina, lievito, acqua e sale. Il lato oscuro della crusca. L’alchimia dell’arte bianca di Gianluca Fonsato è un manuale che insegna a manipolare i quattro elementi (acqua, terra, fuoco, aria) e a diventare un alchimista dell’arte bianca. È un ricettario che muove dalle formulazioni preziose, frutto di esperienza e osservazione, e dalla conoscenza storica, culturale e professionale. Formule, ricette complete, metodi, guide pratiche, consigli e trucchi: nulla è nascosto, neanche i “segreti” che i professionisti custodiscono più gelosamente.
Di Gianluca Fonsato, su staging.calmadimare.it, puoi trovare anche Sette croste.
Scritture del tempo. Santina Ricupero
Suggestioni di luoghi e radici
Il tempo ha scritto la sua storia su muri screpolati, foto scolorite e mutevoli forme dell’architettura, nelle pietre corrose e nelle incisioni quasi cancellate. La forza della natura e della vita si fa spazio in piccole fessure di una tomba e di basamenti sconnessi, con fiori e piante talora di incredibile bellezza. S.R.
In volo con la farfalla monarca. Enzo Moretto
L'affascinante mistero di chi ritorna dove non è mai stato
In volo con la farfalla monarca. Enzo Moretto […] La farfalla monarca oggi è certamente un simbolo e rappresenta lo stereotipo della farfalla. Non per questo la si conosce abbastanza. Sarà quindi una sorpresa scoprire quanto ha ancora da raccontare, capace come poche di trasportarvi in volo in lunghi pellegrinaggi silenziosi, utilizzando solo le energie messe in moto dai raggi del sole, dal vento e dai fiori, e di aggregarsi in masse immense per giocarsi tutto in un grande ricongiungimento con il pianeta. Enzo Moretto, entomologo, dall’introduzione al volume.
Seneca & Leandro Barsotti. Love+
Un incrocio immersivo di espressività e sentimento
Seneca & Leandro Barsotti, Love+. Seneca+Barsotti e Barsotti+Seneca generano un’esplosione che acceca e assorda e, con sapiente garbo, accompagna. Il viaggio è dentro. Le parole sono sussurrate e risuonano in un’eco grafica e pittorica. La parola scritta scivola nel tratto. Il gesto pittorico declina nel dire. Non si bastano più, fluiscono senza confondersi l’una nell’altra CONTAMINANDOSI, e si rafforzano a vicenda, completandosi.
Ferrariæ Decus n. 34 . In ricordo di Renzo Ravaioli
Con supplemento monografico
Ferrariæ Decus n. 34 . In ricordo di Renzo Ravaioli. Supplemento monografico. In 2 volumi un ricco compendio di saggi che abbracciano epoche e argomenti diversi accomunati dal fil rouge del protagonismo di Ferrara e del ferrarese.
Un supplemento alle ricerche di Laura Graziani Secchieri risponde alla volontà di offrire a lettori e studiosi in un corpus organico l’esito di ricerche che da anni l’autrice, infaticabile perlustratrice di archivi, conduce. L’intento di Spazi urbani liminali di marginalità nella Ferrara di età tardo medievale e primo moderna, che esplora in particolare gli spazi riservati al meretricio controllato, alle lavorazioni inquinanti e ai cimiteri ebraici, è dichiarato dalla stessa Graziani Secchieri in apertura del suo lavoro: “pur essendo la matrice da cui prendono avvio queste riflessioni, la marginalità e l’emarginazione degli individui non sono il cuore di questa proposta che si incentra sull’analisi urbanistica e costruttiva delle aree liminali della città [di Ferrara]. L’inquadramento giuridico e spaziale iniziale su cui si fonda questo studio prende forma dagli Statuti del 1287, che permettono di definire quali fossero le attività proibite e ritenute più pericolose per l’ordine interno”. […] Dall’editoriale introduttivo di Michele Pastore, Marialucia Menegatti.
Tobia Ravà. Algoritmi trascendentali
La potenza evocativa del segno attraverso i secoli e le culture
Gli algoritmi sono dappertutto, così come diceva Pitagora che tutto è numero. Essi sembrano essere insostituibili ed in grado di risolvere qualsiasi problema. A partire dal 1996 Tobia Ravà ha cominciato ad inserire nelle sue opere cifre alfanumeriche derivate dall’alfabeto ebraico, con una logica che nel corso degli anni si è fatta sempre più stringente. In questa mostra propone i suoi lavori come percorsi algoritmici in cui qualsiasi elemento – anche nell’ambito del trascendente – è legato da una logica di senso attraverso la ghematrià (permutazione lettera-numero) ed i concetti base della kabbalah (“ricezione”, tradizione mistica del pensiero ebraico).
L’artista è riuscito ad operare una mirabile sintesi del suo percorso esistenziale, artistico e culturale tra simbolismo, surrealismo, forme elettromorfe, graffitismo e grafismo, creando un genere nuovo che possiamo definire concettualismo estetico, in quanto alla logica serrata dei percorsi ghematrici e dei diversi livelli di lettura dell’opera, si aggiunge l’aspetto accattivante delle forme e dei colori. Nei suoi lavori ritroviamo Venezia, la sua città, la cultura ebraica, e quella mitteleuropea assorbita da parte materna (con la letteratura e la musica), ma anche la matematica da parte paterna (i nonni, padre e tre zii ingegneri), e la semiotica appresa all’Università di Bologna da Umberto Eco e Omar Calabrese. […]
Da Algoritmi trascendentali, testo in catalogo di Maria Luisa Trevisan
Luigi Boille. Luoghi di luce, scrittura del silenzio
Il maestro del "segno" e dell'Informale
Luigi Boille. Luoghi di luce, scrittura del silenzio. Catalogo della mostra. Roma, Musei di Villa Torlonia, Casino dei Principi. Dal 21 giugno al 3 novembre 2019. La mostra, curata da Claudia Terenzi e Bruno Aller, con il sostegno dell’Archivio Luigi Boille, presenta una panoramica di più di ottanta opere che raccontano il percorso artistico del Maestro dal 1958 al 2015.
Il segno è l’elemento distintivo della ricerca artistica di Luigi Boille, uno dei grandi protagonisti dell’Informale. Artista rigoroso, non si discostò mai dalla ricerca della pittura purissima. Nel 1964, a New York per il Guggenheim International Award, fu chiamato a rappresentare l’Italia con Lucio Fontana, Giuseppe Capogrossi, Enrico Castellani. Come ha scritto il critico francese Pierre Restany nel 1959, «a differenza di coloro che traggono soddisfazione da certezze momentanee, egli non è mai rassicurato dalla sua pittura (…). Cerca attraverso ciascuna tela i possibili passaggi, gli sbocchi verso nuove situazioni». Una definizione che si attaglia a tutto il percorso artistico di Boille: una ricerca instancabile, mossa da inesauribile curiosità e suggestione. A tutt’oggi la sua fama è assai più consolidata in Europa e nel mondo che in Italia, nonostante l’eccezionale qualità del suo lavoro e la sua inconfondibile cifra stilistica lo pongano al livello dei maggiori maestri italiani del secondo Novecento.