Animula vagula blandula… questo famoso verso con cui inizia l’epitaffio di Adriano Imperatore, mi risuona dentro da quando lo conosco. So che si presta a questa persistenza per la sua sonorità ipnotica, e per le immagini che evoca; abilità antica dei nostri antenati, quella di dare forma e immagine a ciò che apparentemente forma e immagine non ha… quindi amore… psiche… il tempo…
Adriano con questa poesia si congeda dalla sua parte spirituale, quel qualcosa di sottile, di trasparente, che ci rappresenta senza visibilmente esserci; il nostro alter ego indicibile…la nostra Anima. Lo fa parlando ad Essa come ad una persona; così facendo emergono delle immagini… vagule… blandule… evanescenti ma, sembra, anche giocose…
Allontanarsi, con l’Arte, da una parte di sé indefinibile, impalpabile, per poi ritrovarla sulla superficie di una tela, in forme singolari e affascinanti, anche sorprendenti… sarà forse questa l’animula che sa far giocare chi la possiede?
–Lucia Romanelli