[…] Nella sua proposta artistica si avverte un collegamento con le origini familiari e le antiche tradizioni ebraiche da lui sondate nelle relazioni analogiche tra memoria e immagini, tipica della mnemotecnica lulliana così trasmessa almeno fino a Giordano Bruno. Evidenti anche i richiami ai numeri e alle parole insite nella ghematrià che come potente sistema di interpretazione del testo biblico, Tobia Ravà conosce bene. È questo il senso recondito, esoterico e simbolico, e nello stesso tempo reso così palese nella sua pittura in chiave essoterica che trasforma l’energia del pensiero, soprattutto creativo, in un’opera concreta che si proietta nell’infinito spirituale, oltre la fine reale della materia. In tale valenza è e diventa mistica, in quanto considerata emanazione dell’energia divina, spesso definita come la stessa luce divina, – energia pura la definirebbero i fisici quantistici – che scaturisce dall’immanifesto per diventare, ogni volta e in maniera diversa, epifania che si manifesta. Da qui anche germina la considerazione della pittura come opera alchemica, nell’accezione di un’alchimia intesa come trasformazione e sublimazione della materia che la pittura e l’arte in sé richiamano naturalmente dagli stessi semplici e costanti rimandi ai quattro elementi, acqua, aria, terra e fuoco, che ciclicamente annientano e rinnovano la materia trasformandola. […]
Dal testo in catalogo di Saverio Simi de Burgis
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Tobia Ravà. Memorie d’infinito
Legnago (VR), Casa Museo–Fondazione Fioroni , 17 marzo – 12 maggio 2024
Mostra a cura di Maria Luisa Trevisan e Saverio Simi de Burgis
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