A vele spiegate: Giulio Turcato e le sue Oceaniche
Giulio Turcato (1912-1995) è stato una figura complessa e versatile nel panorama dell’arte italiana del XX secolo, attraversando con originalità e coerenza numerose stagioni artistiche, dall’astrattismo post-bellico all’informale, fino a soluzioni più vicine alla pop art e all’arte cinetica negli anni successivi. Tra le sue serie più significative e riconoscibili, le “Oceaniche” rappresentano un culmine della sua ricerca sull’interazione tra luce, colore e forma, pur mantenendo un’intrinseca connessione con l’elemento naturale.
Le “Oceaniche”, sviluppatesi a partire dagli anni Settanta e proseguite per un lungo periodo della sua maturità, sono opere che evocano immediatamente l’immensità e la fluidità del mare, ma lo fanno attraverso un linguaggio che è allo stesso tempo lirico e strutturato. Turcato non si limita a rappresentare il mare in modo mimetico; piuttosto, egli ne distilla l’essenza, le sensazioni, i riflessi e i movimenti in forme astratte. Le superfici delle “Oceaniche” sono spesso caratterizzate da una brillantezza quasi metallica o perlata, ottenuta tramite l’uso di pigmenti iridescenti, glitter o polveri, che riflettono la luce in modi mutevoli a seconda del punto di vista dello spettatore. Questo espediente tecnico non è un mero artificio decorativo, ma un elemento fondamentale per la resa dell’instabilità e della cangiante natura dell’acqua.
Cromaticamente, le “Oceaniche” si muovono prevalentemente su tonalità di blu, azzurro, verde e argento, con incursioni occasionali di colori più caldi che richiamano i riflessi del sole o i coralli sottomarini. La stesura del colore è spesso non uniforme, con velature e stratificazioni che suggeriscono la profondità e la trasparenza del liquido. Le forme, pur essendo astratte, possono alludere a onde, correnti, bolle o organismi marini stilizzati, pur mantenendo una forte autonomia formale.
Il carattere distintivo delle “Oceaniche” risiede nella loro capacità di conciliare l’astrazione con un forte richiamo sensoriale ed emotivo. Nonostante la loro natura non figurativa, esse riescono a comunicare una sensazione di quiete e, al tempo stesso, di dinamismo, propria dell’ambiente marino. Turcato, in queste opere, dimostra una profonda comprensione della luce e della sua capacità di trasformare la percezione della superficie e dello spazio. Le “Oceaniche” sono opere che “vivono” con la luce dell’ambiente circostante, mutando aspetto e offrendo sempre nuove letture.
Dal punto di vista critico, le “Oceaniche” possono essere interpretate come una meditazione sulla natura effimera della bellezza e sulla persistenza dell’energia vitale. Esse testimoniano la costante ricerca di Turcato di superare i confini della pittura tradizionale, sperimentando materiali e tecniche per ampliare le possibilità espressive dell’arte. In queste opere, il gesto pittorico si fonde con la materia per creare un universo visivo che è allo stesso tempo intellettuale e profondamente evocativo, confermando Giulio Turcato come uno dei maestri dell’astrattismo italiano e un innovatore instancabile.
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