Icone oltre il Pop. Franco Angeli Tano Festa Mario Schifano
Tra il mito del Pop e l’aura della tradizione
Icone oltre il Pop. Franco Angeli Tano Festa Mario Schifano. Una mostra d’arte contemporanea è come un romanzo: va presa per intero. Non è possibile valutare la pittura contemporanea quadro per quadro: il dipinto non è più il “capolavoro”, ma il punto di passaggio, il tentativo di fissare un quid che sfugge sempre, che potrà forse affiorare in un lavoro successivo. È vero soprattutto nel caso di un’arte come quella di Franco Angeli, Tano Festa e Mario Schifano, che lavorano sempre per “serie” in cui ricorrono forme, Leitmotiv che danzano da quadro a quadro, in un’inesauribile escalation di stimoli intellettuali e vibrazioni emotive e sensoriali che vanno ben oltre l’immagine stereotipata di un’arte Pop. A chi si soffermi con attenzione sulla loro opera, possono tornare alla mente le parole del filosofo francese del secolo scorso Maurice Merleau-Ponty, secondo il quale la pittura “celebra l’enigma della visione”, ma con essa in qualche modo la visione si supera: l’una concentra nell’altra l’enigma dell’apparire.
Si è portati a pensare alla Pop Art come a un’arte facile e immediata, immediatamente accessibile come le cose e le situazioni che rappresenta. Si direbbe che, dopo la crisi della “bella” pittura figurativa e la nascita delle avanguardie, che questa sia la prima forma d’arte che ritorna a parlare a tutti sotto il segno di una bellezza immediatamente fruibile. In realtà, dietro tutta questa “autoevidenza” si cela, come avviene per ogni fenomeno culturale, una complessa struttura concettuale e linguistica. […] Dal testo critico di Silvia Pegoraro in catalogo.
Emilio Cannarsi . Il mestiere dell’angelo custode
La Storia e il mito dell'Angelo custode
Emilio Cannarsi . Il mestiere dell’angelo custode. In un racconto d’ispirazione autobiografica rivive il clima dei primi anni quaranta del ’900, attraverso i ricordi di un uomo anziano che all’epoca era bambino. In età avanzata il giovanissimo protagonista di allora recupera alla coscienza «quel tempo», il periodo dello sfollamento vissuto in un mondo chiuso e arcaico, incalzato dai fatti della storia, e riscopre il valore esistenziale del mito dimenticato dell’angelo custode.
Poster Premium . Chat Noir
Assapora il gusto della Belle Époque
Poster Premium . Chat Noir. Tournée du Chat Noir (1896) di Théophile Alexandre Steinlen. Esplora la Belle Époque attraverso la storia del cabaret Le Chat Noir e l’iconico poster di Théophile Alexandre Steinlen. Fondato da Rodolphe Salis, Le Chat Noir è diventato un vivace centro della vita notturna parigina e della creatività artistica. Il poster realizzato nel 1896 da Steinlen per il Black Cat Tour incarna perfettamente lo spirito di quell’epoca ed è diventato un simbolo culturale iconico, fondendo arte e commercio con un impatto visivo sorprendente. Scopri l’importanza di quest’opera in stile Art Nouveau e la sua influenza duratura sulla storia culturale di Parigi.
Poster Premium . Tentazione
William Adolphe Bouguereau, Temptation
Poster Premium . Tentazione. Il titolo di questa allegoria di William Adolphe Bouguereau (1825-1905), suggerisce un’interpretazione biblica della mela lucente che la donna tiene in mano. Si riferisce quindi alla mela della conoscenza e all’innocenza del bambino sulla destra. L’ambientazione esterna suggerisce il paesaggio della nativa La Rochelle di Bouguereau, una città costiera nel nord della Francia. È stato anche descritto come uno sfondo arcadico, basato sulle rappresentazioni idilliache del XVII secolo dei paesaggi pastorali greci.
Franco Angeli . Gouaches
Dagli anni '50 agli anni '80
Franco Angeli . Gouaches. Dagli anni ’50 agli anni ’80. 72 gouaches, tutte assolutamente inedite, realizzate tra il 1957 e i primi anni ’80, parte di un album appartenuto al pittore e rimasto con lui per quasi trent’anni. In un catalogo di Turato Edizioni, riccamente illustrato e introdotto da Silvia Pegoraro. Gouaches in cui abita la poesia inafferrabile dell’imperfezione, la cui virtù – secondo il semiologo Greimas –, consiste nel “dischiudersi, nel lasciarsi intravedere, come una possibilità di senso ulteriore”.
Tazza smaltata . Let’s Get Lost
Per i campeggiatori impenitenti
Tazza smaltata . Let’s Get Lost. Una tazza leggera in smalto è perfetta per qualsiasi evento della giornata, in particolare per il campeggio. Che tu sia in giro, che tu stia prendendo il tuo caffè mattutino o una bevanda calda, puoi usarla in tante circostanze. Ordina una tazza in smalto personalizzata da vendere nel tuo negozio o per la tua prossima escursione
– Tazza in smalto da 34 cl
– Rivestimento bianco con bordo argentato
– NON lavabile in lavastoviglie o adatta al microonde
Poster Premium . Confucius+Skovgaard
Sulla responsabilità del sovrano di agire come bussola morale
Poster Premium . Confucius+Skovgaard. Un poster motivazionale, espressione di saggezza profonda. “Quando il vento soffia, l’erba si piega”, citazione di Confucio su un’opera del pittore paesaggista danese P.C. Skovgaard. Affronta la tempesta con grazia, ispirazione e forza in un’unica immagine. L’erba, piegata dal vento ma non spezzata, ci ricorda che anche nelle situazioni più difficili possiamo trovare la nostra forza interiore. L’opera di Skovgaard, unita alla saggezza di Confucio, crea un potente messaggio di speranza e resilienza. Un poster senza cornice, al vivo, di qualità museale realizzato su carta naturale da 2oo gr. spessa e duratura. Stampato suu richiesta e spedito in un imballaggio robusto.
Poster con cornice . Confucius+Skovgaard
La forza nella capacità di adattarsi ai cambiamenti
Poster con cornice . Confucius+Skovgaard. Field of Oats near Vejby (1843) di P.C. Skovgaard e Confucio. Anche nei momenti più burrascosi, la vita continua a fiorire. L’erba, piegata dal vento, si rialza non appena la tempesta passa. Skovgaard, con la sua sensibilità pittorica, e Confucio, con la sua saggezza millenaria, ci offrono un messaggio di speranza: dopo ogni tempesta, torna sempre il sole. Oppure una metafora sul potere. Colta da generazioni di classi dominanti per giustificare la loro presa sul potere: come se significasse che il dovere del popolo era quello di piegarsi alla volontà del sovrano. Cornice in legno in 2 colori, pronto da essere appeso. Qualità di stampa eccellente e duratura, carta museale non patinata.
Nader Khaleghpour . Viaggio
Cuore e intelletto in un unico viaggio
Nader Khaleghpour . Viaggio. Un viaggio attraverso i segni della pittura, percorso di scoperte e ritrovamenti, esplorazioni e ritorni nel tessuto splendente di un fervido repertorio espressivo. Tra bitumi e oli e inchiostri, tra colle e pigmenti e cementiti, in ogni sua stagione le immagini si spalmano e si incidono, si graffiano e si distendono sulla carta, sulla tela, sul legno, obbedendo alle ragioni di uno sguardo lirico che s’intinge nei più palpitanti e sepolti nuclei della memoria, alle radici stesse della coscienza e dell’affettività.
Tano Festa . Mi aprirò nel sole
Opere 1960-1987
Tano Festa. Mi aprirò nel sole. Opere 1960-1987. Catalogo della mostra: Galleria Marchetti, via Margutta 8, Roma. 30 marzo – 31 maggio 2017, a cura di Silvia Pegoraro.
Un percorso antologico attraverso l’opera del grande pittore romano, tra i principali esponenti della cosiddetta Scuola di Piazza del Popolo, nato a Roma nel 1938 e ivi scomparso nel 1988.La Galleria Marchetti di Roma ricorda Tano Festa con una mostra il cui titolo è tratto da un verso di una poesia da lui scritta nel 1958. Si tratta di un percorso antologico attraverso l’opera dell’artista, tra i principali esponenti della cosiddetta Scuola di Piazza del Popolo, nato a Roma nel 1938 e ivi scomparso nel 1988. In esposizione una trentina di opere- dipinti e alcune grandi carte – realizzate tra il 1960 e il 1987, fra cui alcuni interessanti inediti. Dai monocromi del ’60-’61 alle “riletture” di Michelangelo iniziate a metà degli anni ’60 e proseguite sino agli ultimi anni; dai richiami dechirichiani de Le dimensioni del cielo (1965-66) e delle Piazze d’Italia degli anni ’70-’80, alla pura poesia oggettuale della serie dei Coriandoli, degli stessi anni, all’espressionismo lirico dei “ritratti” e dei “paesaggi”.
“Un pittore, Tano Festa – scriveva Tommaso Trini nel 1972 – che agisce in base a un proprio pensiero e non solo in forza delle proprie urgenze espressive. Che traduce in pittura finestre chiuse, armadi ottusi, specchi opachi, per additarci non un mistero al di là di essi, ma semplicemente la sua presenza di pittore al di qua di essi”. Una sorta di realismo metafisico, quello di Tano Festa, in un certo senso molto vicino a quello di De Chirico: il mistero non è nell’oltre, ma nell’hic et nunc del reale, e soprattutto in quella sorta di “infinito intrattenimento” (Blanchot), di labirinto senza uscita che è la pittura. A suo modo ossessionato, come De Chirico, dall’ infinità della pittura, Tano Festa sembra dialogare all’infinito con epoche, stili, figure dell’arte, facendo esplicitamente riferimento a immagini e a elementi iconografici codificati dalla storia dell’arte – pur restando assolutamente originale – come per dirci che “dietro alla pittura c’è soltanto altra pittura” (Tommaso Trini), “perché l’arte è plagio”, come Festa provocatoriamente affermava. Il pittore crea la propria “classicità” attraversando ogni giorno quel labirinto costellato di opere d’arte antica e meno antica, e di opprimente bellezza, che è la sua città, Roma, e celebrando i suoi personali miti dell’arte attraverso un’attenzione selettiva e quasi maniacale.
Festa realizza così una delle più importanti espressioni della Pop Art europea attraverso la sua personalissima forma di figurazione, che si avvale di un’inedita visione ironica del classico, incentrata sulla citazione straniante, ma capace di creare uno spazio di grande freschezza percettiva. Il suo popular nasce infatti dal quotidiano incontro tra le testimonianze del passato e la dimensione del qui-e-ora: quella dove la memoria individuale va a fondersi con quella collettiva-universale, naturalmente invasiva, in una città come Roma. Festa recupera anche le richerche epistemologiche di Nietzsche, Deleuze e Derrida, per affermare la sua idea eretica di artista sregolato e insieme filologo e filosofo, detentore di una forte consapevolezza dell’ineliminabile peso della storia e della memoria in ogni gesto creativo. È proprio in questa ottica che nascono anche le sue riletture delle opere michelangiolesche, dall’Aurora delle tombe medicee alle molteplici figure della Cappella Sistina, o i suoi rimandi a De Chirico: qui il tempo si cristallizza nell’assoluto di un’evidenza che abita la sua forma, e insieme si pone, miticamente, come assoluta metamorfosi, idea di metamorfosi al di fuori del tempo.
Forse è proprio questo a rendere così attuale l’arte di Festa, costruita pre-disponendo affettivamente un intenso mosaico di miti culturali e insieme personali. Forse è proprio per questo che può essere considerata un fondamentale trait d’union tra il magistero dechirichiano e le successive esperienze dell’arte, come la Transavanguardia e l’Anacronismo.
Franco Angeli . Opere 1958-1988
La poetica del frammento
Franco Angeli . Opere 1958-1988. Un percorso antologico, attraverso 74 opere uniche di Angeli (tra cui interessanti inediti), tutte provenienti da collezioni private: dagli esordi informali del 1957-58 al figurativismo geometrico e metafisico degli anni ’80, sino 1988, anno della sua scomparsa. Franco Angeli è una figura chiave di quella nuova generazione di pittori romani venuta impetuosamente alla ribalta all’aurora degli anni ’60: una generazione artistica “di maturazione precoce e con caratteri più organici e compatti delle due precedenti”, come scrive all’epoca il critico Cesare Vivaldi. Vivaldi fa alcuni nomi, soffermandosi in particolare proprio su quelli di Franco Angeli, Tano Festa e Mario Schifano: tre degli artisti che meglio caratterizzano la cosiddetta “scuola di Piazza del Popolo”, spesso fatta coincidere con la “Pop Art italiana”, o con il suo settore maggioritario.
Dickens in Italy
Le proiezioni fotografiche dei racconti di Charles Dickens
Dickens in Italy. Sorpresa, sogno e conoscenza sono sentimenti e azioni che certamente hanno accompagnato il viaggio in Italia che Charles Dickens fece tra il 1844 e il 1845. Nel suo tour si fermò a Venezia, che scoprì proprio seguendo gli impulsi della sua anima, catturata da una città che ancora oggi sorprende, fa sognare e restituisce conoscenza con la sua esemplare e unica storia millenaria. Non a caso, nel ricordare i momenti vissuti nella città serenissima, egli usò il termine “visioni”.
A quella presenza, a quelle atmosfere e sensazioni vissute dallo scrittore inglese e riportate nei suoi diari di viaggio e nei suoi racconti, il Museo del Precinema ha voluto dedicare una mostra che espone una ricca serie di vetri per la proiezione con la lanterna magica i quali realizzano e visualizzano un vero e proprio voyage en Italie in stile con la cultura dei tour dell’epoca dello scrittore; altri preziosi vetri colorati, di provenienza inglese e a lui coevi, rimandano invece a storie e personaggi da lui ideati nei suoi celebri racconti.