Tobia Ravà. Memorie d’infinito
Una dimensione spirituale che eleva l’essere umano
[…] Tobia Ravà ci parla di valori, principi etici e morali, di un mondo inclusivo e di un uomo riqualificato, di una dimensione spirituale in cui l’arte costruisce ed eleva l’essere umano.
Ha inventato così un suo universo originale fatto di lettere e numeri che vanno a posarsi su prati, alberi, boschi, ponti, architetture, dunque sia su elementi naturali che manufatti creati dall’uomo, nell’idea che l’essere umano debba farsi socio di Dio nella creazione e puntare all’armonia del tutto, soprattutto tra uomo-uomo e uomo-ambiente e altri esseri viventi. Analizzare o semplicemente contemplare le sue opere equivale a compiere un viaggio interiore, di sogni ed utopie. […] Da Memorie d’infinito. Una mostra diffusa di Tobia Ravà, testo in catalogo di Maria Luisa Trevisan
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Divine armonie. Il Rinascimento in Tobia Ravà
Segni esoterici e mistici fra chiostri, portici e chiese
Divine armonie. Il Rinascimento in Tobia Ravà. I livelli di lettura delle opere di Tobia Ravà sono più d’uno e certamente uno di questi è quello che si lega alla sapienza e alla cultura ebraica. Gli alberi delle sue opere che poggiano su numeri e lettere illustrano diversi concetti, come se fossero scritti su fogli di carta, dentro libri e volumi che sono divenuti forzieri delle conoscenze dell’uomo. Libri costruiti con quella corteccia di tronchi leggeri che appaiono simili a boschi di betulle in lontananza, alti quasi a toccare il cielo in uno slancio verso l’ignoto. Alberi che si aprono verso la Luce che si individua, quasi difficile ad emergere. Quei segni e quei numeri sono pietre dentro il quadro dove si conserva l’affabulazione, il narrare dell’essere umano sulla Terra che per continuare a creare ha bisogno di esistere. […] Da Arte come “auxilium”, testo in catalogo di Patrizia Lazzarin
Tobia Ravà. Algoritmi trascendentali
La potenza evocativa del segno attraverso i secoli e le culture
Gli algoritmi sono dappertutto, così come diceva Pitagora che tutto è numero. Essi sembrano essere insostituibili ed in grado di risolvere qualsiasi problema. A partire dal 1996 Tobia Ravà ha cominciato ad inserire nelle sue opere cifre alfanumeriche derivate dall’alfabeto ebraico, con una logica che nel corso degli anni si è fatta sempre più stringente. In questa mostra propone i suoi lavori come percorsi algoritmici in cui qualsiasi elemento – anche nell’ambito del trascendente – è legato da una logica di senso attraverso la ghematrià (permutazione lettera-numero) ed i concetti base della kabbalah (“ricezione”, tradizione mistica del pensiero ebraico).
L’artista è riuscito ad operare una mirabile sintesi del suo percorso esistenziale, artistico e culturale tra simbolismo, surrealismo, forme elettromorfe, graffitismo e grafismo, creando un genere nuovo che possiamo definire concettualismo estetico, in quanto alla logica serrata dei percorsi ghematrici e dei diversi livelli di lettura dell’opera, si aggiunge l’aspetto accattivante delle forme e dei colori. Nei suoi lavori ritroviamo Venezia, la sua città, la cultura ebraica, e quella mitteleuropea assorbita da parte materna (con la letteratura e la musica), ma anche la matematica da parte paterna (i nonni, padre e tre zii ingegneri), e la semiotica appresa all’Università di Bologna da Umberto Eco e Omar Calabrese. […]
Da Algoritmi trascendentali, testo in catalogo di Maria Luisa Trevisan
Da’at. I numeri della creazione. Tobia Ravà
Sephirah Da’at, ovvero conoscenza da sapienza e intelligenza
[…] Per Ravà l’arte è una modalità per esprimere il proprio percorso filosofico, nel quale la creatività è avvertita come mezzo per sondare il sapere. E questo suo viatico, come si può osservare palesemente nelle sue opere, è generato da un amalgama formato, da un lato, dall’analisi della mistica ebraica e, dall’altro, dalla cognizione del sapere occidentale. Questa sua sensibile dicotomia, composta dalla matrice religiosa e culturale ebraica unitamente agli esiti della conoscenza di derivazione greca, che, in realtà, nelle sue opere si coglie in modo più velato perché più nascosta, acquisisce forza, da un lato, dal suo vissuto biografico e, dall’altro, dall’ispirazione che egli trae dallo studio dei grandi uomini del passato che lo affascinano. […]
Da Una seconda verità, testo in catalogo di Siro Perin