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Icone oltre il Pop Franco Angeli Tano Festa Mario Schifano Museo Tossicia Gran SassoIcone oltre il Pop Franco Angeli Tano Festa Mario Schifano Museo Tossicia Gran Sasso

Icone oltre il Pop. Franco Angeli Tano Festa Mario Schifano

Tra il mito del Pop e l’aura della tradizione

25,00 

Icone oltre il Pop. Franco Angeli Tano Festa Mario Schifano. Una mostra d’arte contemporanea è come un romanzo: va presa per intero. Non è possibile valutare la pittura contemporanea quadro per quadro: il dipinto non è più il “capolavoro”, ma il punto di passaggio, il tentativo di fissare un quid che sfugge sempre, che potrà forse affiorare in un lavoro successivo. È vero soprattutto nel caso di un’arte come quella di Franco Angeli, Tano Festa e Mario Schifano, che lavorano sempre per “serie” in cui ricorrono forme, Leitmotiv che danzano da quadro a quadro, in un’inesauribile escalation di stimoli intellettuali e vibrazioni emotive e sensoriali che vanno ben oltre l’immagine stereotipata di un’arte Pop. A chi si soffermi con attenzione sulla loro opera, possono tornare alla mente le parole del filosofo francese del secolo scorso Maurice Merleau-Ponty, secondo il quale la pittura “celebra l’enigma della visione”, ma con essa in qualche modo la visione si supera: l’una concentra nell’altra l’enigma dell’apparire.
Si è portati a pensare alla Pop Art come a un’arte facile e immediata, immediatamente accessibile come le cose e le situazioni che rappresenta. Si direbbe che, dopo la crisi della “bella” pittura figurativa e la nascita delle avanguardie, che questa sia la prima forma d’arte che ritorna a parlare a tutti sotto il segno di una bellezza immediatamente fruibile. In realtà, dietro tutta questa “autoevidenza” si cela, come avviene per ogni fenomeno culturale, una complessa struttura concettuale e linguistica. […] Dal testo critico di Silvia Pegoraro in catalogo.

Franco Angeli Gouaches anni 50-80Franco Angeli Gouaches anni 50-80

Franco Angeli . Gouaches

Dagli anni '50 agli anni '80

25,00 

Franco Angeli . Gouaches. Dagli anni ’50 agli anni ’80. 72 gouaches, tutte assolutamente inedite, realizzate tra il 1957 e i primi anni ’80, parte di un album appartenuto al pittore e rimasto con lui per quasi trent’anni. In un catalogo di Turato Edizioni, riccamente illustrato e introdotto da Silvia Pegoraro. Gouaches in cui abita la poesia inafferrabile dell’imperfezione, la cui virtù – secondo il semiologo Greimas –, consiste nel “dischiudersi, nel lasciarsi intravedere, come una possibilità di senso ulteriore”.

nader khaleghpour viaggio spazio tadini girgio sevesonader khaleghpour viaggio spazio tadini girgio seveso

Nader Khaleghpour . Viaggio

Cuore e intelletto in un unico viaggio

13,00 

Nader Khaleghpour . Viaggio. Un viaggio attraverso i segni della pittura, percorso di scoperte e ritrovamenti, esplorazioni e ritorni nel tessuto splendente di un fervido repertorio espressivo. Tra bitumi e oli e inchiostri, tra colle e pigmenti e cementiti, in ogni sua stagione le immagini si spalmano e si incidono, si graffiano e si distendono sulla carta, sulla tela, sul legno, obbedendo alle ragioni di uno sguardo lirico che s’intinge nei più palpitanti e sepolti nuclei della memoria, alle radici stesse della coscienza e dell’affettività.

tano festa mi aprirò nel sole opere 1960-1987 copertinatano festa mi aprirò nel sole opere 1960-1987 le dimensioni del cielo

Tano Festa . Mi aprirò nel sole

Opere 1960-1987

25,00 

Tano Festa. Mi aprirò nel sole. Opere 1960-1987. Catalogo della mostra: Galleria Marchetti, via Margutta 8, Roma. 30 marzo – 31 maggio 2017, a cura di Silvia Pegoraro.

Un percorso antologico attraverso l’opera del grande pittore romano, tra i principali esponenti della cosiddetta Scuola di Piazza del Popolo, nato a Roma nel 1938 e ivi scomparso nel 1988.La Galleria Marchetti di Roma ricorda Tano Festa con una mostra il cui titolo è tratto da un verso di una poesia da lui scritta nel 1958. Si tratta di un percorso antologico attraverso l’opera dell’artista, tra i principali esponenti della cosiddetta Scuola di Piazza del Popolo, nato a Roma nel 1938 e ivi scomparso nel 1988. In esposizione una trentina di opere- dipinti e alcune grandi carte – realizzate tra il 1960 e il 1987, fra cui alcuni interessanti inediti. Dai monocromi del ’60-’61 alle “riletture” di Michelangelo iniziate a metà degli anni ’60 e proseguite sino agli ultimi anni; dai richiami dechirichiani de Le dimensioni del cielo (1965-66) e delle Piazze d’Italia degli anni ’70-’80, alla pura poesia oggettuale della serie dei Coriandoli, degli stessi anni, all’espressionismo lirico dei “ritratti” e dei “paesaggi”.

“Un pittore, Tano Festa – scriveva Tommaso Trini nel 1972 – che agisce in base a un proprio pensiero e non solo in forza delle proprie urgenze espressive. Che traduce in pittura finestre chiuse, armadi ottusi, specchi opachi, per additarci non un mistero al di là di essi, ma semplicemente la sua presenza di pittore al di qua di essi”. Una sorta di realismo metafisico, quello di Tano Festa, in un certo senso molto vicino a quello di De Chirico: il mistero non è nell’oltre, ma nell’hic et nunc del reale, e soprattutto in quella sorta di “infinito intrattenimento” (Blanchot), di labirinto senza uscita che è la pittura. A suo modo ossessionato, come De Chirico, dall’ infinità della pittura, Tano Festa sembra dialogare all’infinito con epoche, stili, figure dell’arte, facendo esplicitamente riferimento a immagini e a elementi iconografici codificati dalla storia dell’arte – pur restando assolutamente originale – come per dirci che “dietro alla pittura c’è soltanto altra pittura” (Tommaso Trini), “perché l’arte è plagio”, come Festa provocatoriamente affermava. Il pittore crea la propria “classicità” attraversando ogni giorno quel labirinto costellato di opere d’arte antica e meno antica, e di opprimente bellezza, che è la sua città, Roma, e celebrando i suoi personali miti dell’arte attraverso un’attenzione selettiva e quasi maniacale.

Festa realizza così una delle più importanti espressioni della Pop Art europea attraverso la sua personalissima forma di figurazione, che si avvale di un’inedita visione ironica del classico, incentrata sulla citazione straniante, ma capace di creare uno spazio di grande freschezza percettiva. Il suo popular nasce infatti dal quotidiano incontro tra le testimonianze del passato e la dimensione del qui-e-ora: quella dove la memoria individuale va a fondersi con quella collettiva-universale, naturalmente invasiva, in una città come Roma. Festa recupera anche le richerche epistemologiche di Nietzsche, Deleuze e Derrida, per affermare la sua idea eretica di artista sregolato e insieme filologo e filosofo, detentore di una forte consapevolezza dell’ineliminabile peso della storia e della memoria in ogni gesto creativo. È proprio in questa ottica che nascono anche le sue riletture delle opere michelangiolesche, dall’Aurora delle tombe medicee alle molteplici figure della Cappella Sistina, o i suoi rimandi a De Chirico: qui il tempo si cristallizza nell’assoluto di un’evidenza che abita la sua forma, e insieme si pone, miticamente, come assoluta metamorfosi, idea di metamorfosi al di fuori del tempo.

Forse è proprio questo a rendere così attuale l’arte di Festa, costruita pre-disponendo affettivamente un intenso mosaico di miti culturali e insieme personali. Forse è proprio per questo che può essere considerata un fondamentale trait d’union tra il magistero dechirichiano e le successive esperienze dell’arte, come la Transavanguardia e l’Anacronismo.

 

franco angeli opere 1958-1988 mostra Wegil romafranco angeli opere 1958-1988 mostra Wegil roma s.t.

Franco Angeli . Opere 1958-1988

La poetica del frammento

27,00 

Franco Angeli . Opere 1958-1988. Un percorso antologico, attraverso 74 opere uniche di Angeli (tra cui interessanti inediti), tutte provenienti da collezioni private: dagli esordi informali del 1957-58 al figurativismo geometrico e metafisico degli anni ’80, sino 1988, anno della sua scomparsa.  Franco Angeli è una figura chiave di quella nuova generazione di pittori romani venuta impetuosamente alla ribalta all’aurora degli anni ’60: una generazione artistica “di maturazione precoce e con caratteri più organici e compatti delle due precedenti”, come scrive all’epoca il critico Cesare Vivaldi.  Vivaldi fa alcuni nomi, soffermandosi in particolare proprio su quelli di Franco Angeli, Tano Festa e Mario Schifano: tre degli artisti che meglio caratterizzano la cosiddetta “scuola di Piazza del Popolo”, spesso fatta coincidere con la “Pop Art italiana”, o con il suo settore maggioritario.

dickens in italy museo precinema zotti minicidickens in italy museo precinema zotti minici

Dickens in Italy

Le proiezioni fotografiche dei racconti di Charles Dickens

10,00 

Dickens in Italy. Sorpresa, sogno e conoscenza sono sentimenti e azioni che certamente hanno accompagnato il viaggio in Italia che Charles Dickens fece tra il 1844 e il 1845. Nel suo tour si fermò a Venezia, che scoprì proprio seguendo gli impulsi della sua anima, catturata da una città che ancora oggi sorprende, fa sognare e restituisce conoscenza con la sua esemplare e unica storia millenaria. Non a caso, nel ricordare i momenti vissuti nella città serenissima, egli usò il termine “visioni”.

A quella presenza, a quelle atmosfere e sensazioni vissute dallo scrittore inglese e riportate nei suoi diari di viaggio e nei suoi racconti, il Museo del Precinema ha voluto dedicare una mostra che espone una ricca serie di vetri per la proiezione con la lanterna magica i quali realizzano e visualizzano un vero e proprio voyage en Italie in stile con la cultura dei tour dell’epoca dello scrittore; altri preziosi vetri colorati, di provenienza inglese e a lui coevi, rimandano invece a storie e personaggi da lui ideati nei suoi celebri racconti.

Franco angeli full fathom five 2015 galleria marchettiFranco angeli full fathom five 2015 galleria marchetti vegetazione

Franco Angeli . Full Fathom Five

"A cinque tese sott'acqua giace tuo padre...", W. Shakespeare

25,00 

Franco Angeli . Full Fathom Five. “A cinque tese sott’acqua giace tuo padre…”, W. Shakespeare, The Tempest, I, 2. La presenza della poesia nel titolo appare particolarmente adatta a un artista come Angeli. Attratto dalla scrittura e della parola poetica, e amico di poeti, quali Nanni Balestrini, Sandro Penna, o Cesare Vivaldi. I loro testi accompagnavano spesso le opere di Angeli nei cataloghi delle sue mostre. I “fathom five” diventano così cinque livelli tematici su cui orientare la lettura e l’interpretazione del lavoro di Angeli. Nel suo sviluppo dal 1957 (anno di realizzazione di tre bellissime carte inedite, qui presentate) e il 1986-88, epoca in cui si colloca, alla fine della vita dell’artista, l’immagine di un pupazzo disarticolato, tragica variante del manichino dechirichiano, e forse una sorta di autoritratto dell’artista.

***

[…] Ciò che comunque più caratterizza il lavoro di Angeli anche dal punto di vista del rapporto arte-politica, è il suo riformulare un universo figurativo radicato nel presente. Al tempo stesso memoria di un passato storico-mitologico, la sua capacità di andare alla scoperta di un passato aperto alla forza attualizzante della rammemorazione.  […]

Dal saggio in catalogo Full Fathom Five. Cinque livelli tematici nel lavoro di Franco Angeli di Silvia Pegoraro

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Tobia Ravà. Memorie d’infinito

Una dimensione spirituale che eleva l’essere umano

15,00 

[…] Tobia Ravà ci parla di valori, principi etici e morali, di un mondo inclusivo e di un uomo riqualificato, di una dimensione spirituale in cui l’arte costruisce ed eleva l’essere umano.
Ha inventato così un suo universo originale fatto di lettere e numeri che vanno a posarsi su prati, alberi, boschi, ponti, architetture, dunque sia su elementi naturali che manufatti creati dall’uomo, nell’idea che l’essere umano debba farsi socio di Dio nella creazione e puntare all’armonia del tutto, soprattutto tra uomo-uomo e uomo-ambiente e altri esseri viventi. Analizzare o semplicemente contemplare le sue opere equivale a compiere un viaggio interiore, di sogni ed utopie. […] Da Memorie d’infinito. Una mostra diffusa di Tobia Ravà, testo in catalogo di Maria Luisa Trevisan

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lacche veneziane settecento collezionelacche veneziane settecento collezione

Lacche veneziane del Settecento

Una collezione di raffinata espressione rococò

12,00 

Lacche veneziane del Settecento. Una collezione
Catalogo della mostra. Padova, Palazzo Zuckermann. 20 novembre 2015 – 10 gennaio 2016. A cura di Davide Banzato e Clara Santini

[…] Per quanto copiosamente prodotti nel corso del XVIII secolo a Venezia, mobili e oggetti in lacca, nati sull’onda di un fortissimo fascino esotizzante per l’oriente che aveva coinvolto le classi più elevate, sono oggi piuttosto rari. Soprattutto specchi, accessori, oggetti da toeletta erano intimamente legati ai riti della vita di ogni giorno: con la scomparsa della civiltà che li aveva creati e spesso delle funzioni a essi connesse, anche a causa della loro fragilità, hanno subito danni, distruzioni e dispersioni. È pertanto caso eccezionale e fortunato imbattersi in una vera e propria collezione di questi piccoli capolavori, frutto di fantasia, immediatezza, freschezza. Chi con pazienza nell’arco di decenni li ha raccolti, li ha saputi preservare e ha costituito un documento della storia del gusto che tutti noi ora possiamo conoscere e godere.[…] _Dall’introduzione in catalogo di Mirella Cisotto Nalon

 

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