Tobia Ravà. Algoritmi trascendentali
La potenza evocativa del segno attraverso i secoli e le culture
Gli algoritmi sono dappertutto, così come diceva Pitagora che tutto è numero. Essi sembrano essere insostituibili ed in grado di risolvere qualsiasi problema. A partire dal 1996 Tobia Ravà ha cominciato ad inserire nelle sue opere cifre alfanumeriche derivate dall’alfabeto ebraico, con una logica che nel corso degli anni si è fatta sempre più stringente. In questa mostra propone i suoi lavori come percorsi algoritmici in cui qualsiasi elemento – anche nell’ambito del trascendente – è legato da una logica di senso attraverso la ghematrià (permutazione lettera-numero) ed i concetti base della kabbalah (“ricezione”, tradizione mistica del pensiero ebraico).
L’artista è riuscito ad operare una mirabile sintesi del suo percorso esistenziale, artistico e culturale tra simbolismo, surrealismo, forme elettromorfe, graffitismo e grafismo, creando un genere nuovo che possiamo definire concettualismo estetico, in quanto alla logica serrata dei percorsi ghematrici e dei diversi livelli di lettura dell’opera, si aggiunge l’aspetto accattivante delle forme e dei colori. Nei suoi lavori ritroviamo Venezia, la sua città, la cultura ebraica, e quella mitteleuropea assorbita da parte materna (con la letteratura e la musica), ma anche la matematica da parte paterna (i nonni, padre e tre zii ingegneri), e la semiotica appresa all’Università di Bologna da Umberto Eco e Omar Calabrese. […]
Da Algoritmi trascendentali, testo in catalogo di Maria Luisa Trevisan
Franco Angeli. Il velo di Maya
Il velo come pluralità di piani e relazioni
Catalogo della mostra. Galleria Marchetti, via Margutta 8, Roma. Dal 20 novembre 2018 al 18 gennaio 2019.
My New York. Giovanni Umicini
Il Maestro della Street Photography nella città "Mondo"
My New York. Giovanni Umicini. L’ultima opera editoriale di Giovanni Umicini prima della scomparsa. Un diario fotografico in grande formato del maestro della Street Photography. Ritratto in Polaroid della New York del 1985, scelta estrema e difficile. Con un testo introduttivo appassionato di Paolo Coltro in italiano e inglese.
Ottorino De Lucchi. La chiara visione
La sublimazione della scienza nell'arte
Questa non è una pittura che commuove; è una pittura che consola, come capita dopo una notte insonne quando, dalle persiane socchiuse, passa un filo di luce per dirti che l’alba è arrivata. E in questa notte che stiamo vivendo, anche la speranza di un’alba che sfiora il cuscino, rappresenta il miraggio di una resurrezione.
Non so se sia più importante il dire o il non dire. Ma se l’arte è comunicazione è bene che il dire sia fatto di realtà e non di aforismi; è bene che il linguaggio sia comprensibile e la scrittura chiara. Parlando, gridando o cantando, la parola, il grido o il canto devono passare come l’acqua del torrente sui sassi che sporgono, per riceverne la frescura.Canti pacati di silenziosa attenzione, testo in catalogo di Giorgio Scalco
***
Ottorino De Lucchi
La chiara visione
Galleria d’Arte Nino Sindoni, Asiago (VI)
7 dicembre 2018 – 7 gennaio 2019Mostra a cura di Nino Sindoni
Organizzazione di Alessandra Sindoni
Catalogo a cura di Alberto Buffetti
Testi di Enrico Facco e Giorgio Scalco
Poesia di Alberto Buffetti
Grafiche Turato edizioni
Ferrariæ Decus n. 33
Omaggio a Biagio Rossetti
Ferrariae Decus 33 | «Grande così quanto forse ignorato»: omaggio a Biagio Rossetti
Biagio Rossetti, da apprendista a maestro muratore. Un omaggio in occasione delle celebrazioni nel cinquecentenario della morte.
Georges de Canino. Kaddish
Arte, storia, memoria 1938-2018
Georges de Canino. Kaddish. Arte, storia, memoria 1938-2018. […] Nei suoi quaranta anni da artista Georges de Canino ha sempre celebrato la memoria: certo, lui ebreo romano d’elezione, respira dalle finestre di casa sua i profumi del ghetto ebraico, ma la sua formazione culturale italo-francese, il cielo natale di Tunisi, l’amore per i classici, per la musica, per la letteratura, non possono limitarlo nel ruolo solo del pittore della Shoah. Allora non possiamo dimenticare le opere dedicate ad Antinoo, ai paesaggi romani, ai prigionieri di via Tasso, ai giovanissimi tra i martiri delle Fosse Ardeatine, a Salvo d’Acquisto, a San Sebastiano del polittico della chiesa del Presidio Militare alla Cecchignola. Celebra con la sua pittura, con egual impeto, la grandezza dei miti classici e il sacrificio dei martiri e viene da interrogarsi su questa sua costante esigenza al richiamo mnemonico: si tratta di una scelta o di un destino? […]
Galleria d’arte La Nica. Viale Mazzini 1 – 00195 Roma. 25 gennaio – 1 febbraio 2018
Agostino Bonalumi – Giampiero Malgioglio
The Think Different
Agostino Bonalumi – Giampiero Malgioglio . The Think Different
Catalogo della mostra. Ulisse Gallery Contemporary Art, Via Capo le Case, 32 – Roma. Dal 31 maggio al 31 luglio 2017.
Giovanni Stradone. Metamorfosi
Opere dagli anni Trenta agli anni Sessanta
Un’antologica dedicata al grande pittore della tarda Scuola Romana, considerato da critici e storici dell’arte come uno dei maggiori esponenti dell’espressionismo italiano ed europeo, ma non ancora sufficientemente noto al pubblico, né valorizzato come meriterebbe nel panorama delle esposizioni e del mercato dell’arte. La mostra (a cura di Silvia Pegoraro), è realizzata con la collaborazione dell’Archivio degli Eredi Stradone, e comprende una cinquantina di opere, tra cui numerosi e importanti lavori inediti. Catalogo in galleria (Edizioni Grafiche Turato) con testi della curatrice, di Maria Vittoria Marchetta, di Cristina Liscaio e di Letizia Stradone, nipote dell’artista, pagine inedite di Giovanni Stradone e un’antologia di testi critici.
***
Galleria d’arte La Nica
Viale Mazzini 1 – 00195 Roma
Mauro Staccioli. Creare scultura…
... significa esistere in un luogo
Mauro Staccioli | “Creare scultura significa esistere in un luogo”
Catalogo della mostra. Galleria d’Arte Marchetti, via Margutta 8, Roma. Dal 19 maggio – 9 luglio 2016.
[…] “Una cosa mi preme sottolineare, e cioè l’immediatezza della comunicazione, un certo tipo di semplicità che non deve essere intesa per semplicismo; l’oggetto, la scultura, intendo che sia qualcosa di estremamente semplice e di più larga possibile lettura, pur consapevole che si deve tener conto, che è necessario tener conto (…) che ogni tipo di lettura richiede la conoscenza, il possesso dei codici”. […] “da una parte, il riferimento al mio lavoro è il rapporto uomo ambiente (…). Dall’altra parte il tentativo, l’intenzione di rendere semplice ed esplicita la formalizzazione, l’articolazione plastica del mio lavoro, delle mie ‘sculture’” […]*
* Mauro Staccioli – “Dialogo” con Gillo Dorfles, cit., p. 72.
Da’at. I numeri della creazione. Tobia Ravà
Sephirah Da’at, ovvero conoscenza da sapienza e intelligenza
[…] Per Ravà l’arte è una modalità per esprimere il proprio percorso filosofico, nel quale la creatività è avvertita come mezzo per sondare il sapere. E questo suo viatico, come si può osservare palesemente nelle sue opere, è generato da un amalgama formato, da un lato, dall’analisi della mistica ebraica e, dall’altro, dalla cognizione del sapere occidentale. Questa sua sensibile dicotomia, composta dalla matrice religiosa e culturale ebraica unitamente agli esiti della conoscenza di derivazione greca, che, in realtà, nelle sue opere si coglie in modo più velato perché più nascosta, acquisisce forza, da un lato, dal suo vissuto biografico e, dall’altro, dall’ispirazione che egli trae dallo studio dei grandi uomini del passato che lo affascinano. […]
Da Una seconda verità, testo in catalogo di Siro Perin
Africa. Renata Boero
Un libro d'artista immersivo
“Album di versi, spazio poetico aperto alla pittura, libro di bordo o manuale di navigare pittorico”. [P.F.]
Libro d’artista con tavole a piena pagina di Renata Boero, testo lirico introduttivo di Paolo Fossati e la poesia di Charles Carrère “Lettera alla mia amica Renata Beau Héros”, in italiano, francese, inglese.
Renata Boero è nata a Genova nel 1936. La sua pittura è caratterizzata da un astrattismo lirico dalle spiccate cadenze gestuali, per cui si avvale spesso di elementi vegetali (semi, curcuma, cocciniglia, henné, ecc.). Le tele, realizzate in parte per immersione, sono invase da forme libere, create dai colori vegetali in direzione antinaturalistica e spesso fantastica, sempre iperboliche e suggestive.
Il volume è testimonianza di un viaggio in Africa del 1995 , tappa importante che contribuisce ad arricchire il suo linguaggio artistico con la realizzazione dei Crani, i volti scuri che caratterizzano la popolazione e che nella notte, racconta, si confondono con il buio, tanto da faticare a percepirli se non per il chiarore dei loro grandi occhi.