Organi e organari nel Veneto

Un patrimonio organario sorprendente di grande tradizione

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Alberto Sabatini. Organi e organari nel Veneto tra XVIII e XXI secolo. Uno studio frutto di tre lustri di intense ricerche, svolte direttamente “sul campo” e in sede archivistica, attingendo soprattutto all’ingente corpus documentario storico inedito, custodito presso l’archivio privato dell’autore, donato allo stesso dagli ultimi esponenti di quattro storiche ditte organarie padovane.

Costituisce una capillare e sistematica ricognizione dell’immenso patrimonio organario della Diocesi di Padova. Il lavoro qui presentato, che per comprensibili esigenze editoriali non ha la pretesa di essere esaustivo, vuole rappresentare una sorta di catalogo d’arte della Diocesi di Padova: una circoscrizione vescovile che, sin dal Barocco, è stata la culla dell’arte organaria veneta e terra d’origine di organari di vaglia.

 

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Descrizione

Alberto Sabatini. Organi e organari nel Veneto tra XVIII e XXI secolo. La Diocesi di Padova possiede un immenso patrimonio organario costituito da circa 415 strumenti. Non pochi sono gli organi antichi databili tra il XVIII e il XIX secolo; altri sono espressione del primo Novecento; altri ancora sono di costruzione più recente, eretti cioè tra la metà del XX secolo e l’alba del nuovo millennio. Nella fabbricazione di tutti questi preziosi manufatti musicali profusero la loro arte molti e valenti organari, per lo più veneti: nel XVIII secolo ricordiamo Bartolomeo Peretti, Pietro Nacchini, Francesco Dacci senior, Francesco Dacci junior, Gaetano Callido e Girolamo Zavarise; nel XIX secolo lavorarono Antonio ed Agostino Callido, Giuseppe Cipriani, Angelo Agostini, Giacomo Bazzani, Giovanni Battista De Lorenzi e i fratelli Giacobbi. Si ricordano anche alcune famiglie venete che professarono l’arte organaria per due o più generazioni: sono quelle degli Zordan, dei Pugina e dei Malvestio. In terra padovana, poi, operarono anche organari non autoctoni: Carlo Vegezzi Bossi di Torino, la ditta “Tamburini” di Crema e la ditta “Mascioni” di Varese.

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