[…] Il velo “è dunque un dispositivo della visione, che consiste in una struttura di modulazione dell’accessibilità visiva fra un osservante e un osservato, dando consistenza al mezzo che li mette in relazione” scrive Silvia Pegoraro (2015) “Il velo è insomma una figura di ‘resistenza’ dello sguardo, che attenua o modifica l’identificabilità di ciò che viene osservato”. L’idea di fondo è quella della stratificazione, della sovrapposizione, della trasparenza. Nei primi quadri le calze e il velatino rispondono a questo desiderio, più avanti l’idea di una pluralità di piani, di una simultaneità sarà affidata agli inserti, al quadro nel quadro, alla pluralità di riquadri che si aprono.
Dal testo in catalogo di Laura Cherubini Franco Angeli. Il velo di Maya
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Franco Angeli nasce nel 1935 in via dei Piceni nel popolare quartiere di San Lorenzo. Il quartiere dove non vorrà più tornare dopo il bombardamento secondo la testimonianza del fratello Otello. Anche se si era già spostato in centro, in via Brunetti, dietro quella mitica piazza del Popolo che farà da teatro a tutta la sua vita. Tra le sculture delle fontane di piazza del Popolo pare addirittura che abbia dormito da bambino senza casa, nella Chiesa di Santa Maria del Popolo ci sarà il suo funerale nel 1988.
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