Ferrariæ Decus n. 33. Omaggio a Biagio Rossetti. […] Oltre al suo munifico e magnifico committente (Ercole I d’Este), la «prima città moderna d’Europa» non poteva non annoverare il suo artifex «ispiratore e realizzatore», validando anche per il caso ferrarese il trinomio concettuale e letterario corte-principe-architetto caratterizzante il profilo culturale delle maggiori città-Stato dell’Italia quattrocentesca: Brunelleschi e Michelozzo nella Firenze medicea, Filarete e Bramante nella Milano sforzesca, Laurana e Francesco di Giorgio Martini nella Urbino di Federico da Montefeltro, Alberti e Luca Fancelli nella Mantova dei Gonzaga. L’impianto esegetico del primus inter pares rimase immutato ancora per qualche decennio, fino al 1960, quando la poderosa monografia di Bruno Zevi portava alla ribalta internazionale un Rossetti nelle vesti di «geniale architetto capace di anticipare le soluzioni di Michelangelo e Borromini», una delle più «alte incarnazioni» nella storia del linguaggio urbanistico italiano. […]
Dall’editoriale Da oltre un secolo a fianco di Biagio Rossetti, di Andrea Marchesi e Marialucia Menegatti
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