Risale al 1822 circa la collocazione di un nuovo strumento, uscito dalle prodigiose botteghe veneziane dei fratelli Antonio e Agostino Callido, figli del più noto Gaetano (già allievo del Nachini). Tale Organo sopravvisse sino al 1924 quando, nell’intento di restituire l’edificio sacro al suo aspetto architettonico originario, i radicali interventi imposero la demolizione della cantoria che si trovava a ridosso della controfacciata: lo strumento musicale venne così destinato ad un immeritato ed inglorioso smantellamento concepito all’insegna di un malinteso purismo architettonico e di una sedicente riforma “liturgica” degli Organi e della musica sacra. Al termine dei lavori strutturali si pensò di dotare la chiesa – che nel frattempo era stata riconsegnata all’Ordine francescano – di un nuovo Organo obbediente ai postulati ceciliani: l’opera venne commissionata alla ditta «Annibale Pugina» di Padova, epigona di quell’antico ceppo artigiano che vide, nella prima metà dell’Ottocento, il più rigoglioso e fecondo virgulto nella persona dell’enfiteuta Giuseppe Cipriani di Stanghella. La necessità di riportare il prezioso manufatto alla migliore funzionalità ha imposto un radicale intervento di restauro, compiuto nel 2016 dalla ditta «Patella».
Alberto Sabatini. Gli Organi musicali
Nell’antica chiesa di San Francesco dell’Osservanza a Padova
35,00 €
Gli Organi musicali nell’antica chiesa di San Francesco dell’Osservanza a Padova. Alberto Sabatini.
La chiesa di San Francesco a Padova vanta antichissime tradizioni organarie: è probabile che questo sia avvenuto già subito dopo la fondazione, cioè alle soglie del terzo decennio del Quattrocento. Pare che il primo Organo a comparire tra le volte di questo antico tempio sia stato opera di un religioso, forse del minorita fra’ Bartolomeo.
Sei secoli di storia
La storia inizia a delinearsi chiaramente nel 1445, quando Bernardo d’Alemagna, un organaro teutonico residente a Venezia, sottoscrive un contratto per la costruzione un nuovo strumento. Nel 1524, dopo un consistente ampliamento della chiesa, l’Organo venne avvicendato da un’opera più corposa di Giovanni Pietro che, nel 1537, fu sottoposta ad un fallimentare intervento di restauro da parte del bresciano Giovanni Battista Antegnati (poi protestato e oggetto di una accesa querelle). Dopo vari progetti, presentati alla fine del secondo decennio del XVIII secolo da parte di Michele Colberg, Filippo Martinoto e Valentino Martinazzi per la modifica del quadro fonico (presumibilmente attuata nel 1719), lo strumento fu oggetto di un più convincente restauro da parte di «Pre’ Paolo di Sebenico», al secolo don Pietro Nachini. Le soppressioni napoleoniche degli ordini religiosi decretarono la chiusura del cenobio francescano nella città antenorea: innumerevoli opere d’arte vennero saccheggiate dalla soldataglia francese e l’Organo, requisito, passò in mano al Demanio.
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