Icone oltre il Pop. Franco Angeli Tano Festa Mario Schifano
Tra il mito del Pop e l’aura della tradizione
Icone oltre il Pop. Franco Angeli Tano Festa Mario Schifano. Una mostra d’arte contemporanea è come un romanzo: va presa per intero. Non è possibile valutare la pittura contemporanea quadro per quadro: il dipinto non è più il “capolavoro”, ma il punto di passaggio, il tentativo di fissare un quid che sfugge sempre, che potrà forse affiorare in un lavoro successivo. È vero soprattutto nel caso di un’arte come quella di Franco Angeli, Tano Festa e Mario Schifano, che lavorano sempre per “serie” in cui ricorrono forme, Leitmotiv che danzano da quadro a quadro, in un’inesauribile escalation di stimoli intellettuali e vibrazioni emotive e sensoriali che vanno ben oltre l’immagine stereotipata di un’arte Pop. A chi si soffermi con attenzione sulla loro opera, possono tornare alla mente le parole del filosofo francese del secolo scorso Maurice Merleau-Ponty, secondo il quale la pittura “celebra l’enigma della visione”, ma con essa in qualche modo la visione si supera: l’una concentra nell’altra l’enigma dell’apparire.
Si è portati a pensare alla Pop Art come a un’arte facile e immediata, immediatamente accessibile come le cose e le situazioni che rappresenta. Si direbbe che, dopo la crisi della “bella” pittura figurativa e la nascita delle avanguardie, che questa sia la prima forma d’arte che ritorna a parlare a tutti sotto il segno di una bellezza immediatamente fruibile. In realtà, dietro tutta questa “autoevidenza” si cela, come avviene per ogni fenomeno culturale, una complessa struttura concettuale e linguistica. […] Dal testo critico di Silvia Pegoraro in catalogo.
Emilio Cannarsi . Il mestiere dell’angelo custode
La Storia e il mito dell'Angelo custode
Emilio Cannarsi . Il mestiere dell’angelo custode. In un racconto d’ispirazione autobiografica rivive il clima dei primi anni quaranta del ’900, attraverso i ricordi di un uomo anziano che all’epoca era bambino. In età avanzata il giovanissimo protagonista di allora recupera alla coscienza «quel tempo», il periodo dello sfollamento vissuto in un mondo chiuso e arcaico, incalzato dai fatti della storia, e riscopre il valore esistenziale del mito dimenticato dell’angelo custode.
Franco Angeli . Gouaches
Dagli anni '50 agli anni '80
Franco Angeli . Gouaches. Dagli anni ’50 agli anni ’80. 72 gouaches, tutte assolutamente inedite, realizzate tra il 1957 e i primi anni ’80, parte di un album appartenuto al pittore e rimasto con lui per quasi trent’anni. In un catalogo di Turato Edizioni, riccamente illustrato e introdotto da Silvia Pegoraro. Gouaches in cui abita la poesia inafferrabile dell’imperfezione, la cui virtù – secondo il semiologo Greimas –, consiste nel “dischiudersi, nel lasciarsi intravedere, come una possibilità di senso ulteriore”.
Nader Khaleghpour . Viaggio
Cuore e intelletto in un unico viaggio
Nader Khaleghpour . Viaggio. Un viaggio attraverso i segni della pittura, percorso di scoperte e ritrovamenti, esplorazioni e ritorni nel tessuto splendente di un fervido repertorio espressivo. Tra bitumi e oli e inchiostri, tra colle e pigmenti e cementiti, in ogni sua stagione le immagini si spalmano e si incidono, si graffiano e si distendono sulla carta, sulla tela, sul legno, obbedendo alle ragioni di uno sguardo lirico che s’intinge nei più palpitanti e sepolti nuclei della memoria, alle radici stesse della coscienza e dell’affettività.
Tano Festa . Mi aprirò nel sole
Opere 1960-1987
Tano Festa. Mi aprirò nel sole. Opere 1960-1987. Catalogo della mostra: Galleria Marchetti, via Margutta 8, Roma. 30 marzo – 31 maggio 2017, a cura di Silvia Pegoraro.
Un percorso antologico attraverso l’opera del grande pittore romano, tra i principali esponenti della cosiddetta Scuola di Piazza del Popolo, nato a Roma nel 1938 e ivi scomparso nel 1988.La Galleria Marchetti di Roma ricorda Tano Festa con una mostra il cui titolo è tratto da un verso di una poesia da lui scritta nel 1958. Si tratta di un percorso antologico attraverso l’opera dell’artista, tra i principali esponenti della cosiddetta Scuola di Piazza del Popolo, nato a Roma nel 1938 e ivi scomparso nel 1988. In esposizione una trentina di opere- dipinti e alcune grandi carte – realizzate tra il 1960 e il 1987, fra cui alcuni interessanti inediti. Dai monocromi del ’60-’61 alle “riletture” di Michelangelo iniziate a metà degli anni ’60 e proseguite sino agli ultimi anni; dai richiami dechirichiani de Le dimensioni del cielo (1965-66) e delle Piazze d’Italia degli anni ’70-’80, alla pura poesia oggettuale della serie dei Coriandoli, degli stessi anni, all’espressionismo lirico dei “ritratti” e dei “paesaggi”.
“Un pittore, Tano Festa – scriveva Tommaso Trini nel 1972 – che agisce in base a un proprio pensiero e non solo in forza delle proprie urgenze espressive. Che traduce in pittura finestre chiuse, armadi ottusi, specchi opachi, per additarci non un mistero al di là di essi, ma semplicemente la sua presenza di pittore al di qua di essi”. Una sorta di realismo metafisico, quello di Tano Festa, in un certo senso molto vicino a quello di De Chirico: il mistero non è nell’oltre, ma nell’hic et nunc del reale, e soprattutto in quella sorta di “infinito intrattenimento” (Blanchot), di labirinto senza uscita che è la pittura. A suo modo ossessionato, come De Chirico, dall’ infinità della pittura, Tano Festa sembra dialogare all’infinito con epoche, stili, figure dell’arte, facendo esplicitamente riferimento a immagini e a elementi iconografici codificati dalla storia dell’arte – pur restando assolutamente originale – come per dirci che “dietro alla pittura c’è soltanto altra pittura” (Tommaso Trini), “perché l’arte è plagio”, come Festa provocatoriamente affermava. Il pittore crea la propria “classicità” attraversando ogni giorno quel labirinto costellato di opere d’arte antica e meno antica, e di opprimente bellezza, che è la sua città, Roma, e celebrando i suoi personali miti dell’arte attraverso un’attenzione selettiva e quasi maniacale.
Festa realizza così una delle più importanti espressioni della Pop Art europea attraverso la sua personalissima forma di figurazione, che si avvale di un’inedita visione ironica del classico, incentrata sulla citazione straniante, ma capace di creare uno spazio di grande freschezza percettiva. Il suo popular nasce infatti dal quotidiano incontro tra le testimonianze del passato e la dimensione del qui-e-ora: quella dove la memoria individuale va a fondersi con quella collettiva-universale, naturalmente invasiva, in una città come Roma. Festa recupera anche le richerche epistemologiche di Nietzsche, Deleuze e Derrida, per affermare la sua idea eretica di artista sregolato e insieme filologo e filosofo, detentore di una forte consapevolezza dell’ineliminabile peso della storia e della memoria in ogni gesto creativo. È proprio in questa ottica che nascono anche le sue riletture delle opere michelangiolesche, dall’Aurora delle tombe medicee alle molteplici figure della Cappella Sistina, o i suoi rimandi a De Chirico: qui il tempo si cristallizza nell’assoluto di un’evidenza che abita la sua forma, e insieme si pone, miticamente, come assoluta metamorfosi, idea di metamorfosi al di fuori del tempo.
Forse è proprio questo a rendere così attuale l’arte di Festa, costruita pre-disponendo affettivamente un intenso mosaico di miti culturali e insieme personali. Forse è proprio per questo che può essere considerata un fondamentale trait d’union tra il magistero dechirichiano e le successive esperienze dell’arte, come la Transavanguardia e l’Anacronismo.
Franco Angeli . Opere 1958-1988
La poetica del frammento
Franco Angeli . Opere 1958-1988. Un percorso antologico, attraverso 74 opere uniche di Angeli (tra cui interessanti inediti), tutte provenienti da collezioni private: dagli esordi informali del 1957-58 al figurativismo geometrico e metafisico degli anni ’80, sino 1988, anno della sua scomparsa. Franco Angeli è una figura chiave di quella nuova generazione di pittori romani venuta impetuosamente alla ribalta all’aurora degli anni ’60: una generazione artistica “di maturazione precoce e con caratteri più organici e compatti delle due precedenti”, come scrive all’epoca il critico Cesare Vivaldi. Vivaldi fa alcuni nomi, soffermandosi in particolare proprio su quelli di Franco Angeli, Tano Festa e Mario Schifano: tre degli artisti che meglio caratterizzano la cosiddetta “scuola di Piazza del Popolo”, spesso fatta coincidere con la “Pop Art italiana”, o con il suo settore maggioritario.
Dickens in Italy
Le proiezioni fotografiche dei racconti di Charles Dickens
Dickens in Italy. Sorpresa, sogno e conoscenza sono sentimenti e azioni che certamente hanno accompagnato il viaggio in Italia che Charles Dickens fece tra il 1844 e il 1845. Nel suo tour si fermò a Venezia, che scoprì proprio seguendo gli impulsi della sua anima, catturata da una città che ancora oggi sorprende, fa sognare e restituisce conoscenza con la sua esemplare e unica storia millenaria. Non a caso, nel ricordare i momenti vissuti nella città serenissima, egli usò il termine “visioni”.
A quella presenza, a quelle atmosfere e sensazioni vissute dallo scrittore inglese e riportate nei suoi diari di viaggio e nei suoi racconti, il Museo del Precinema ha voluto dedicare una mostra che espone una ricca serie di vetri per la proiezione con la lanterna magica i quali realizzano e visualizzano un vero e proprio voyage en Italie in stile con la cultura dei tour dell’epoca dello scrittore; altri preziosi vetri colorati, di provenienza inglese e a lui coevi, rimandano invece a storie e personaggi da lui ideati nei suoi celebri racconti.
Franco Angeli . Full Fathom Five
"A cinque tese sott'acqua giace tuo padre...", W. Shakespeare
Franco Angeli . Full Fathom Five. “A cinque tese sott’acqua giace tuo padre…”, W. Shakespeare, The Tempest, I, 2. La presenza della poesia nel titolo appare particolarmente adatta a un artista come Angeli. Attratto dalla scrittura e della parola poetica, e amico di poeti, quali Nanni Balestrini, Sandro Penna, o Cesare Vivaldi. I loro testi accompagnavano spesso le opere di Angeli nei cataloghi delle sue mostre. I “fathom five” diventano così cinque livelli tematici su cui orientare la lettura e l’interpretazione del lavoro di Angeli. Nel suo sviluppo dal 1957 (anno di realizzazione di tre bellissime carte inedite, qui presentate) e il 1986-88, epoca in cui si colloca, alla fine della vita dell’artista, l’immagine di un pupazzo disarticolato, tragica variante del manichino dechirichiano, e forse una sorta di autoritratto dell’artista.
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[…] Ciò che comunque più caratterizza il lavoro di Angeli anche dal punto di vista del rapporto arte-politica, è il suo riformulare un universo figurativo radicato nel presente. Al tempo stesso memoria di un passato storico-mitologico, la sua capacità di andare alla scoperta di un passato aperto alla forza attualizzante della rammemorazione. […]
Dal saggio in catalogo Full Fathom Five. Cinque livelli tematici nel lavoro di Franco Angeli di Silvia Pegoraro
Abdallah Khaled . La patria interiore
Storie di ordinaria meraviglia
Suscitano un fascino immediato le opere di Abdallah Khaled, quasi che non sia possibile sottrarsi alla malia dei colori e alla vertigine di una composizione che pare essersi costituita attraverso un continuo processo di metamorfosi, di aggregazione e di compenetrazione delle forme, nella fusione di innesti e lacerti di memorie personali e della storia dell’arte, e di evocazioni di una cultura e di un modo di vivere – quelli della terra natale dell’artista – che sono penetrati in lui come per osmosi, che saldamente si sono insediati, e che tuttora circolano, come perenne flusso vitale, nel suo immaginario. – Sandro Parmiggiani
Mino Maccari . L’ironia visionaria
... di un "insidioso pennello"
Mino Maccari. L’ironia visionaria di un “insidioso pennello”
Galleria Marchetti, Roma, Turato Edizioni
Realizzata con la collaborazione dell’Archivio Mino Maccari, a 25 anni dalla morte dell’artista, la mostra mette in evidenza, attraverso una trentina di dipinti, l’ironia visionaria del “realismo espressionista” della pittura di Maccari, meno conosciuta rispetto alla sua produzione grafica. Galleria Marchetti, Roma, 10 aprile – 31 maggio 2014.
Gaspara Stampa
Poi che m’hai resa Amor la libertade
Gaspara Stampa, figura eminente della poesia rinascimentale italiana, ha lasciato un’impronta indelebile nella letteratura del suo tempo e oltre. La sua poesia, caratterizzata da una profonda emotività e da uno stile innovativo, ha influenzato numerosi poeti e scrittori successivi. Nonostante la sua prematura scomparsa nel 1554, l’opera di Gaspara Stampa continua a essere oggetto di studio e di apprezzamento, grazie alla sua capacità di esprimere sentimenti complessi con una maestria tecnica ineguagliabile.
Il cinquecentesimo compleanno di Gaspara Stampa nel 2023 offre un’occasione unica per celebrare e riscoprire il suo contributo alla letteratura italiana e mondiale. È segnato da una serie di eventi culturali, conferenze accademiche e nuove pubblicazioni che mirano a esplorare e valorizzare la sua vita e la sua opera. Tra le numerose iniziative, spicca la rievocazione della poesia “Poi che m’hai reso amor la libertade”, considerata uno dei suoi componimenti più significativi. Questo poema è emblematico dell’abilità di Gaspara Stampa nel coniugare eleganza stilistica e intensità emotiva, caratteristiche che continuano a risuonare con i lettori contemporanei.
La celebrazione del cinquecentesimo compleanno di Gaspara Stampa non è solo un tributo alla sua grandezza letteraria, ma anche un’opportunità per promuovere un dialogo più ampio sul ruolo delle donne nella letteratura e nella cultura. Riflettendo sulla sua eredità, possiamo apprezzare l’importanza del suo lavoro nel contesto storico e contemporaneo, riconoscendo come la sua voce abbia contribuito a plasmare la tradizione poetica italiana. Gli eventi e le iniziative dedicate a Gaspara Stampa nel 2023 rappresentano un momento di riflessione e di celebrazione, sottolineando la rilevanza duratura della sua opera e la sua capacità di ispirare nuove generazioni di lettori e scrittori.
Francesco Diresi. Teneri dentro
I racconti dalla cucina: storie vere in cerca di umanità e bellezza
Francesco Diresi. Teneri dentro. Storie vere, narrate da un’osservatore attento e curioso: frammenti di vita vissuta e di “ristretti” immaginari. Racconti dalla cucina, tra vapori dei bollitori e il sottofondo assordante delle cappe aspiranti, lì dove i sapori si mescolano, intrecciando umanità e speranze, disperazione e riscatti. Un invito a guardare “oltre”, cercando in ogni racconto uno squarcio di verità e bellezza.
Raffaele Minotto. Emersioni sensoriali
Un'espressività immersiva fatta di dettagli
[…] Quello dell’artista padovano è un lavoro raffinato, completamente analogico, ma che ci regala sensazioni in alta definizione. Il percorso di queste opere inizia dalla memoria che viene impressa prima dal carboncino sul supporto e poi svelata dalla luce e dai colori della sua tavolozza. Così riaffiorano ricordi lontani, immagini di un’infanzia fatta per lo più di interni, case dove si può ancora sentire il tepore del sole che attraversa le finestre e scalda la stanza, il rumore delle stoviglie, il tintinnio dei cristalli e le voci di chi si congeda dopo un ricco pranzo. Entrando nelle stanze della memoria di Minotto si percorrono diverse fasi spazio temporali, la luce ci indica il momento del giorno in cui l’artista ha fissato quel ricordo nella sua mente, spesso è un momento di silenzio in cui l’assenza della figura umana si fa presenza, le ombre si allungano e la polvere danza nei raggi di sole. […]
Tobia Ravà. Memorie d’infinito
Una dimensione spirituale che eleva l’essere umano
[…] Tobia Ravà ci parla di valori, principi etici e morali, di un mondo inclusivo e di un uomo riqualificato, di una dimensione spirituale in cui l’arte costruisce ed eleva l’essere umano.
Ha inventato così un suo universo originale fatto di lettere e numeri che vanno a posarsi su prati, alberi, boschi, ponti, architetture, dunque sia su elementi naturali che manufatti creati dall’uomo, nell’idea che l’essere umano debba farsi socio di Dio nella creazione e puntare all’armonia del tutto, soprattutto tra uomo-uomo e uomo-ambiente e altri esseri viventi. Analizzare o semplicemente contemplare le sue opere equivale a compiere un viaggio interiore, di sogni ed utopie. […] Da Memorie d’infinito. Una mostra diffusa di Tobia Ravà, testo in catalogo di Maria Luisa Trevisan
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Fluttuazioni del visibile. Fra immagine e figura
Rompere il regime mediatico delle immagini senza sensi e senza senso
Fluttuazioni del visibile. Fra immagine e figura. Catalogo della mostra: Galleria Marchetti, via Margutta 8, Roma. 25 gennaio – 9 marzo 2024, a cura di Silvia Pegoraro.
Franco Angeli
Bruno Ceccobelli
Mario Ceroli
Giacinto Cerone
Tano Festa
Luisa Gardini
Alberto Gianquinto
Giuseppe Maraniello
Achille Perilli
Mario Schifano
Giuseppe Spagnulo
Giulio Turcato
Il baco da seta. Storia, cultura, tradizioni e scienza
Nuova edizione del volume celebrativo edito in occasione del centenario della Stazione Bacologica Sperimentale di Padova. Dopo un decennio e tre anni dal suo esordio Il baco da seta. Storia, cultura, tradizioni e scienza, testimonianza e documento delle preziose collezioni seriche, si rigenera in una riedizione celebrativa. Questa non è solo un omaggio al centesimo anniversario della posa della prima pietra della Stazione Bacologica Sperimentale, ma è anche il riconoscimento della duratura efficacia di un modello innovativo che ha sapientemente combinato un centro di divulgazione museale a un ente di ricerca di eccellenza.
Offerte interessanti
Alberto Sabatini. Organi e organari nel Veneto tra XVIII e XXI secolo. Uno studio frutto di tre lustri di intense ricerche, svolte direttamente “sul campo” e in sede archivistica, attingendo soprattutto all’ingente corpus documentario storico inedito, custodito presso l’archivio privato dell’autore, donato allo stesso dagli ultimi esponenti di quattro storiche ditte organarie padovane.
Costituisce una capillare e sistematica ricognizione dell’immenso patrimonio organario della Diocesi di Padova. Il lavoro qui presentato, che per comprensibili esigenze editoriali non ha la pretesa di essere esaustivo, vuole rappresentare una sorta di catalogo d’arte della Diocesi di Padova: una circoscrizione vescovile che, sin dal Barocco, è stata la culla dell’arte organaria veneta e terra d’origine di organari di vaglia.
Seneca & Leandro Barsotti, Love+. Seneca+Barsotti e Barsotti+Seneca generano un’esplosione che acceca e assorda e, con sapiente garbo, accompagna. Il viaggio è dentro. Le parole sono sussurrate e risuonano in un’eco grafica e pittorica. La parola scritta scivola nel tratto. Il gesto pittorico declina nel dire. Non si bastano più, fluiscono senza confondersi l’una nell’altra CONTAMINANDOSI, e si rafforzano a vicenda, completandosi.
My New York. Giovanni Umicini. L’ultima opera editoriale di Giovanni Umicini prima della scomparsa. Un diario fotografico in grande formato del maestro della Street Photography. Ritratto in Polaroid della New York del 1985, scelta estrema e difficile. Con un testo introduttivo appassionato di Paolo Coltro in italiano e inglese.
Na God. A. Esiebo e A. Butticci. Na God is an expression in West African Pidgin English that means ‘It’s God!’ When people unexpectedly hear good news, experience a miracle, receive a gift, or when something right or remarkable happens, that is when we might hear Nigerians and Ghanaians say ‘Na God.’ The expression is much more than a mere exclamation; it is part of a way of experiencing the world, acknowledging the presence of supernatural powers, and communicating and mediating experiences of daily living. Na God is part of the aesthetics with which African Pentecostals reiterate their link with God and with their community, and within it contains a piece of the story of Nigerian and Ghanaian Pentecostalism and their way of navigating and responding to colonial inheritances of language and religion. _Annalisa Butticci